Stintino ventennale dell’autonomia amministrativa. sono presenti On. Presidente Nicola Mancino, Presidente della Regione Sardegna On Giacomo Spissu, on Gian Valerio Sanna, Assessore all’Urbanistica della regione Sardegna, Sindaco di Stintino Antonio Diana

 Il ventennale dell’autonomia

Discorso del sindaco di Stintino Antonio Diana in occasione delle celebrazioni per il ventennale dell’Autonomia Il giorno 8 agosto 2008.

Sono presenti:

Il Presidente Nicola Mancino

Il Presidente del consiglio regionale on. Giacomo Spissu

L’ Assessore Regionale agli Enti Locali Finanze e Urbanistica ing. Gian Valerio Sanna

Autorità civili e militari I colleghi del Consiglio Comunale, pubblico presente.

L’onore di portare questa fascia tricolore in un’occasione così importante e il gradito compito di parlare a voi tutti del cammino percorso da Stintino prima e dopo questi 20 anni di autonomia amministrativa mi procurano un’emozione difficile da nascondere. Non pare, ma sono passati venti anni dal momento in cui il nostro paese ha mosso i primi passi come Comune Autonomo.

L’autonomia ha chiuso un capitolo nella storia di questa comunità, un capitolo che ha visto gli Stintinesi cercare una propria patria, un capitolo di storie di vita che portano indietro al 1600, quando famiglie di pastori sardi andarono ad abitare sull’isola dell’Asinara, e quando, negli anni a cavallo del 700 furono allontanate dalla stessa per dare spazio ai fratelli Velixandre.

Fallito il progetto dei due Francesi quasi tutti gli esiliati fecero ritorno nell’isola, fatta eccezione per alcune famiglie che rimasero nella Nurra. Nel 1801 arrivarono sull’isola famiglie liguri provenienti da Camogli, che si integrarono perfettamente nella popolazione Asinarese. Altre famiglie arrivarono nel corso dell’ottocento all’Asinara da tutte le parti di quella Italia ancora frammentata e si creò con il passare degli anni una certa omogeneità ed un sentimento di solidarietà. Gli abitanti dell’isola, infatti, erano costretti a costruire da soli la loro vita ed a subire di volta in volta l’onta dell’esilio.

E cosi accadde nel 1885 quando il Regio Decreto firmato da Depretis allontanava definitivamente dall’isola dell’Asinara quella comunità così costituitasi. Q

uella del 1885 li sradicò per sempre dalla loro patria e li sist

emò in quel budello di terra, a cui gli esiliati si attaccarono con tutte le loro forze. In questa nuova patria costruirono con enormi sacrifici la loro vita, isolati quasi sempre ed in contatto soltanto con gli abitanti circostanti.

Io però vorrei soffermarmi su un aspetto che considero importante e tale da giustificare la pretesa degli Stintinesi di organizzarsi in Comune Autonomo. Quando Stintino sorse non ospitò tutti gli abitanti dell’Asinara, molti preferirono trasferirsi nelle città di Sassari, di Alghero e di Porto Torres. I pochi abitanti rimasti non si persero d’animo e diventarono molti, perché il paese divenne il punto di riferimento del territorio circostante, nel quale si erano trasferiti i pastori del centro Sardegna, famiglie di artigiani, e minatori che avevano perso il posto di lavoro nelle miniere dell’Argentiera.

Molte di quelle famiglie, che inizialmente non si fermarono nel nuovo paese, vi ritornarono. Quarantacinque famiglie scelsero questo lembo di terra per far nascere il paese di Stintino. Non è facile rifarsi una nuova vita in una nuova terra priva di tutti i servizi e per diversi anni anche della chiesa. Le quarantacinque famiglie ce la misero tutta ed, utilizzando le poche risorse messe a disposizione dal governo centrale, e con le loro forze, riuscirono a costruire un nuovo paese: Stintino.

Rispetto alla vita nell’isola dell’Asinara la nuova riservava contatti più frequenti con le città vicine

e immancabilmente il governo bussava per esigere tasse ed un grande numero di vite nelle due guerre. Il disinteresse verso questa gente era tanto. Le autorità facevano il minimo indispensabile per un paese, che con le sue bellezze naturali, la disponibilità dei suoi abitanti e la bontà del suo pescato iniziava a attirare le famiglie benestanti di Sassari ed a proporsi come nuovo centro di vacanze. E’ stata questa forse la molla che ha dato agli Stintinesi la convinzione che soltanto la loro capacità decisionale avrebbe potuto trasformare quel pugno di case in quella lingua di terra tra due canali. E così è stato. L’8 agosto del 1988 è nato il comune e gli Stintinesi dopo tanti anni hanno potuto decidere delle sorti del proprio paese.

L’8 agosto 1988 fu pubblicata la legge Regionale che istituiva Stintino Comune autonomo. Tutto questo fortunatamente una settimana prima che la stessa Regione Sardegna emanasse una legge, che imponeva un numero minimo di residenti per l’istituzione del Comune. La legge fissava i confini del Comune stabiliti dopo una faticosa trattativa.

Purtroppo alcune zone in simbiosi con Stintino, legate storicamente, culturalmente e geograficamente, non furono comprese all’interno dei confini, territori come i piani di Ezzi, Monte Rugginosu, Villaggio Nurra, Pittiaca e la stessa Asinara. Vent’anni sono passati in fretta. La sensazione è che il tempo abbia aumentato la velocità della sua corsa. Ma non è il tempo che va più veloce, siamo noi in competizione con lui. Non abbiamo finito un’impresa che ne avviamo un’altra. Sono passati venti anni ed eccoci a programmare il cammino per i prossimi venti. Guardare a questi primi anni di amministrazione di Stintino significa pertanto osservare e capire quanto impegno i nostri amministratori e tutti gli abitanti del territorio abbiano profuso per crescere, per acquisire la capacità di autogovernarsi e per mettere le radici e le premesse dello sviluppo del territorio in tutti i suoi aspetti, soprattutto in quello turistico che costituisce la forza trainante delle altre attività. Il futuro sviluppo del comune dovrà essere il risultato della genialità della nuova e giovane classe politica del territorio, che sola potrà collegare nella maniera più spontanea e giusta il passato con il futuro sviluppando i settori trainanti del territorio. Tutte le Amministrazioni, che si sono succedute nel governo del paese, hanno dato un contributo notevole alla sua trasformazione. Potrei di ciascuna sottolineare l’impegno e il lavoro, ma correrei il rischio di dimenticare qualcosa o qualcuno. Tutti meritano un caloroso ringraziamento.

Noi ora ci proponiamo, ponendo in campo strumenti di pianificazione adeguati, di far sì che vi sia un’ulteriore crescita nell’arco dei prossimi anni. Oggi il nostro è il comune degli Stintinesi, degli abitanti di Pozzo San Nicola, Ezzi Mannu, Nudigheddu, Ercoli, Pittiaca.

Qualsiasi azione programmatica non può non tenere conto di tutti gli abitanti del territorio, per cui

alle bellezze delle coste e delle spiagge si unisce quello di un entroterra ricco di notevoli siti archeologici, di boschi e di spazi, nei quali si possono ammirare flora e fauna quasi primitive. L’attuale amministrazione è convinta che il segreto per continuare ad arricchire un tale sviluppo è costituito dalla salvaguardia del nostro patrimonio ambientale e dal coinvolgimento dei giovani del territorio, che con la loro intelligenza possono portare il comune ad occupare un posto rilevante nello sviluppo del Nord Sardegna e nella crescente collaborazione dei paesi del mediterraneo.

Lo ha dimostrato la manifestazione delle Frecce Tricolori del 13 luglio 2008, che ha portato Stintino per capacità organizzativa a competere con città più popolose. Ora guardiamo ai prossimi vent’anni con maggiore sicurezza, che ci è data dalla bellezza del mare delle nostre coste e di un cielo quasi sempre sereno e limpido e dalla consapevolezza delle potenzialità degli abitanti del territorio. Uno degli obiettivi che l’Amministrazione si prefigge, perché lo considera come la cerniera tra il passato e il futuro, è quello di ricoprire nel Parco dell’Asinara un ruolo preminente, che compete a Stintino, perché gli avi degli Stininesi la popolarono e la difesero per secoli e lì riposano e attendono un fiore che è difficile da portare, e perché essa costituisce la naturale continuazione del territorio comunale. Raggiungere questi obiettivi significa appropriarsi delle proprie radici ed eliminare con un solo colpo quel distacco, che si è creato con l’esodo del 1885, ma, soprattutto, coronare quel sogno che era nell’animo di coloro che per primi accarezzarono l’idea dell’autonomina.

Ad essi va il nostro più grande ringraziamento nella consapevolezza che il loro entusiasmo e la loro tenacia saranno la guida per noi e per le generazioni future. Grazie ancora a tutti coloro che hanno contribuito a renderci attori del nostro futuro. Mantenere viva la memoria è l’aggregante che salda l’identità di una comunità, e l’identità è un patrimonio al quale non si può rinunciare. Questa è la motivazione che mi ha spinto a proporre al consiglio Comunale di intitolare la sala consigliare al comitato per l’autonomia.